I Segreti tra Blera e Vetralla

Siamo a Blera, in provincia di Viterbo, e l’escursione qui descritta si propone di toccare i principali punti di interesse dal punto di vista archeologico della campagna circostante fino al confinante comune di Vetralla. Blera, già importante centro etrusco, conosce ulteriore sviluppo in epoca romana: proprio accanto al borgo passava infatti la Via Clodia, costruita dai romani all’indomani della caduta delle ultime importanti città etrusche: Tarquinia e Cerveteri.
Si parte dalla piazza del paese per percorrere un primo breve giro ad anello alla volta della Necropoli etrusca del Terrone. Si percorre una stradina dove un abitante del luogo ha installato una serie di sculture in tufo di diverse forme geometriche, come a ricordarci che in queste zone è proprio il tufo a farla da padrone.

La prima tomba che andiamo a visitare è la cosiddetta  “Conica”, così chiamata perché il tumulo dal quale la camera è sormontata è conico con dei grandi scaloni scolpiti.

 

Dopo una breve salita incontriamo le prime tombe a semidado con camera in stile tipicamente ceretano: due letti sepolcrali ai lati di ogni stanza che si incontra.

Entrando poi in un uliveto, possiamo trovare anche una antico monumento funebre di epoca romana, a testimonianza che Blera era senz’altro un centro di una certa importanza anche dopo il predominio etrusco.

Poco lontano, affacciandoci con prudenza sulla rupe, possiamo scorgere la parete di un colombario. I colombari erano stanze costellate da piccole nicchie dove la popolazione locale riponeva le ceneri dei propri defunti, e nel viterbese venivano sempre costruite scavando sulle pareti delle rupi, o comunque in luoghi impervi, per renderne più difficile l’accesso e proteggere i resti dei propri cari da eventuali furti o atti vandalici.

 

Proseguendo, possiamo osservare una grande tomba a tumulo ed infine dal bordo della rupe dell’altopiano del Terrone possiamo osservare il resto delle tombe a dado e semidado che caratterizzano questa parte di Blera, in particolare possiamo scorgere la “grotta pinta”, così chiamata in quanto sono presenti nella tomba affreschi in buono stato di conservazione.

Scendiamo la rupe ed ancora numerose tombe ci accompagneranno di nuovo verso la città di Blera. Abbiamo appena finito così di attraversare una autentica “città dei morti”, con tanto di piccole vie e piazzole, un luogo ben distinto dalla “città dei vivi” che sorgeva di fronte e dalla quale si poteva tenere vivo il ricordo dei propri antenati semplicemente osservando la necropoli dal lato opposto della rupe.

Tornati in città, la attraversiamo lungo la via principale passando davanti alla chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo e dedicata al Santo Patrono della Città: San Vivenzio, la cui effigie appare anche sullo stemma del paese. I cittadini di Blera sono molto legati a questo vescovo del V secolo, tanto da celebrarlo in due lunghe processioni nell’arco dell’anno che sono dei veri e propri trekking che arrivano fino alla chiesetta che sorge sopra il suo eremo a Norchia e che dista ben 15 km!

Lasciamo il borgo, ed invece di impegnare il “Petrolo“, la piana antistante il paese, scendiamo qualche metro più in basso per prendere un sentiero spesso coperto dalla vegetazione, e facendo un pò di attenzione a dove si cammina si può scendere fino al torrente Biedano verso un antro poco conosciuto agli escursionisti: la Mola sotto il Paese.

Qui troviamo la diga della antica mola che con l’aiuto dell’acqua del Biedano genera una magnifica cascata e un bottegone d’acqua profondo anche qualche metro, e dove i pesci vivono tranquilli e lontani dai rumori delle attività umane che si svolgono in città.

Ritorniamo sui nostri passi in direzione Nord-Ovest, e un’altra necropoli, quella di Pian del Vescovo, veglia alle porte di Blera, ormai rimaneggiata già in epoca romana e medievale dall’estrazione del materiale tufaeco di cui è costituita, per la costruzione del ponte e delle mura del borgo. Si può comunque intuire che anche queste siano tombe a dado, ed entrando in una delle camere possiamo notare ricche decorazioni a bassorilievo scolpite sulle pareti di fondo.

Si cammina e si attraversano i campi, tra le coltivazioni di orzo e i pascoli di pecore; dopo un lungo cammino ed aver attraversato una fattoria ci troviamo nel territorio di Vetralla, e davanti a noi si mostra una delle più grandi opere funerarie etrusche, una enorme tomba a tumulo con diametro di circa 28 metri con grandi cavità arricchite da tetti scolpiti che riprendono le figure geometriche dei soffitti a cassettoni, e da profondi pozzi di cui ancora oggi non si ha certezza circa la loro funzione.

Le pareti sono annerite dai fuochi accesi forse perché usate come ricovero o più probabilmente per la lavorazione dei maiali: sulle pareti si possono osservare le tipiche tracce delle stalle, ed è per questo che questo grande complesso funerario viene chiamato di “Grotta Porcina“.

A pochi metri dal monumento funebre abbiamo un grande altare, o un palco, con tanto di spalti, dove si tenevano spettacoli sempre in onore dei defunti. Tutto in questa area sembra maestoso e ci trasmette la solennità con cui venivano celebrati i morti presso gli etruschi, o almeno quelli delle famiglie più importanti, insieme ad altre rappresentazioni sempre di carattere religioso.

Ritorniamo verso la fattoria, e con il consenso della proprietà passiamo per una strada che ci porta sulle rive del torrente Biedano. Questo torrente prende il nome dal nome che per Blera fu adottato nel Medioevo, Bieda, e che tale rimase almeno fino agli anni 50 del secolo scorso quando riottenne la sua denominazione originaria. Esso sfocia sul fiume Traponzo, che a sua volta è un affluente del Marta (il Traponzo lo esploriamo nell’ambito di quest’altra escursione).

Attraversiamo il Biedano, operazione abbastanza facile in quanto il torrente non porta quasi mai troppa acqua e non dovrebbe essere necessario cambiarsi le scarpe per l’attraversamento.

Dal fondovalle risaliamo verso il Pianoro di Santa Barbara impegnando un antico sentiero ma che ancora oggi fa bene il suo dovere; proseguendo alla nostra sinistra incontriamo un altro luogo di pace: il santuario della Madonna della Selva. Si scende nuovamente, su una strada che costeggia il Biedano fino ad arrivare nei pressi di un’altra Mola con relativa diga.

Nei dintorni è di particolare interesse visitare il colombario, in ottimo stato di conservazione, cui si accede da una scaletta, e una via cava molto suggestiva il cui percorso termina in località Puntoni.

A questo punto, si attraversa un ponte in pietra e si può prendere una strada a piacere in salita che senz’altro ci riporterà al centro storico dove potremo ristorarci a fine giornata.

Che dire di questa escursione? Blera è tufo, Blera è Etruria e non può essere descritta in poche parole: bisogna andarci e basta, da turisti, da escursionisti o anche solo per fermarsi a cena o per mangiare la buonissima porchetta!

CARATTERISTICHE TECNICHE:

DIFFICOLTA’ PERCORSO: Escursionistico (E – riferimento alla tabella CAI al link https://it.wikipedia.org/wiki/Escursionismo#Italia ) LUNGHEZZA PERCORSO: 15 km DISLIVELLO: 500 mt DURATA PERCORSO: circa 7 ore + pausa pranzo PRESENZA GUADI: si

Alcuni passaggi alla Necropoli del Terrone e da Grotta Porcina al Biedano sono in proprietà privata, e per percorrerli va chiesta autorizzazione a chi di pertinenza.

Per le uscite programmate su questa località, che vengono proposte almeno un paio di volte l’anno, invitiamo a cliccare QUI

Se vuoi organizzare questa escursione per i tuoi amici, per la tua famiglia, per un compleanno o per i tuoi colleghi di lavoro con il servizio di una guida escursionistica, puoi scriverci a info@camminesploratori.com

Testo: Davide Cutugno
Foto: Mario Armellini e Davide Cutugno

Si ringraziano per la collaborazione l’associazione Sentieri per Blera e Pino Sanetti.

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